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domenica 15 marzo 2015

TERRA E CONFLITTO NEL CAUCA, COLOMBIA

LOTTA PER LA TERRA IN COLOMBIA
LA VALLE DEL CAUCA
(Fonte: boletin@las2orillas.co giornalista: Myriam Bautista)


Tierra y conflicto en el Cauca



Quando sono stata in Colombia, nel 2013, sono rimasta colpita dalle lotte delle organizzazioni dei contadini della valle del Cauca, un dipartimento del sud ovest del paese con capitale Cali. Visitando il Museo del Chiostro di San Augustin, a Bogota, appena arrivata, leggevo con emozione la storia delle "mingas de resistencia"( mingas sono organizzazioni tradizionali di mutuo aiuto nei lavori agricoli)  della valle del Cauca, che comprendevano 116 comunità capeggiate da leaders tradizionali, i cabildos. Ottantaquattro di queste comunità sono riconosciute ufficialmente dallo stato e raggruppate in 10 "pueblos indigenas" che parlano 5 lingue amerindie oltre allo spagnolo (miei appunti di allora). Queste comunità rivendicavano la proprietà di centinaia di migliaia di ettari espropriati loro dai latifondisti.

Gli indigeni ( più afrodiscendenti e mestizos) del nord del Cauca chiedono da moltissimi anni (uno dei suoi leader dice: da secoli)  che si restituisca loro la terra ancestrale che apparteneva ai loro antenati.  Morti, desaparecidos, feriti, mutilati, odio e vendette sono il portato di questo debito. Stanchi degli abusi delle autorità, il 24 febbraio 1971 (nell'articolo si dice "1970") gli indigeni fondano il CRIC ( (CRIC), Consiglio Regionale Indigeno del Cauca, che li rappresenta. I primi dirigenti non erano scolarizzati e le loro rivendicazioni si concentravano sul diritto alla terra: oggi partecipano a complessi negoziati e rivendicando sempre il diritto alle terre ancestrali pretendono che il governo si decida a sedersi ad un tavolo negoziale per definire come pagare il suo debito storico. 
"  1971....tempi in cui il bipartitismo ripartiva il potere tra la classe politica liberale e conservatrice e il cosiddetto "Frente Nacional", il che impedì il nascere di un qualsiasi movimento o partito alternativo che organizzasse i "terrajas", i lavoratori stagionali che sgobbavano nelle terre dei latifondisti" (copio dai miei appunti del 2013).

Nel 1984 il movimento di guerriglia M-19 si concentrò nella zona di Tierradentro (zona bellissima e archeologica) e allevò un gruppo di indigeni che integrarono la formazione armata Quintin Lame, che smobilitò due anni più tardi. Sia le FARC che l 'ELN e l'EPL hanno avuto unità combattenti  in questa zona.  Dagli anni '90 i paramilitari e ora i "Rastrojos" (bande criminali legate ai paramilitari) e i narcotrafficanti sono stati presenti nel Valle del Cauca e vi hanno seminato morti e distruzione.

L'ultimo capitolo di questa storia violenta inizia a fine febbraio 2015, quando diecimila indigeni si impadroniscono di quattro haciendas dell'impresa INCAUCA S.A. nella zona rurale di Corinto e il governo dà l'ordine di sgombero allo squadrone mobile anti-sommosse (ESMAD), che fa parte delle forze armate. Gli indigeni fanno sapere che non se ne andranno finché il governo non accetterà di sedersi a un tavolo negoxiale per discutere le modalità di pagamento del suo debito storico.
Ci sono stati scontri e gli indigeni affermano che cinque di  loro sono stati feriti gravemente da armi da fuoco. In lotta non ci sono solo gli uomini ma tutta la comunità perchè é loro dovere, afferma Hector Fabio Dicne, uscire a sostenere le proprie richieste"
 Secondo il  PNUD (http://www.pnud.org.co/sitio.shtml?apc=g-b-1--&s=e&m=a#.VQXBsuEYN2B)..  “ le terre migliori del Cauca sono in poche mani... al che si deve aggiungere che, negli ultimi decenni, le aree con vegetazione naturale sono state ripulite per allestire piantagioni di coca, papavero, canna da zucchero e per aprire miniere illegali. Preoccupa che gran parte della terra sia stata impiegata in modo non sostenibile generando impatti ambientali negativi".

Nel Cauca il 62%  della popolazione é povera e il 34% indigente (DANE). La concentrazione della proprietà della terra é alta: 54% dei proprietari possiedono solo l'8,1% della terra. 
Il Governo riconosce di non aver rispettato accordi pregressi ma si rifiuta di trattare mentre prosegue l'occupazione di terre. Gli indigeni replicano che se il governo discute con le FARC a maggior ragione  deve discutere con loro, e ricordano che la Commissione Interamericana dei diritti umani (CIDH) ha ordinato al governo colombiano di indennizzarli con 15.600 ettari per il massacro de El Nilo, nel dicembre 1991, nel quale furono assassinati 21 membri della comunità indigena Nasa. Nel 1995 il governo Samper riconobbe che il massacro fu compiuto con la complicità della Polizia Nazionale.

Ma c'è un altro aspetto che complica ulteriormente le rivendicazioni:  in passato (l'articolo non dice quando ma si deduce da quanto segue che dovrebbe essere il 2011), a titolo di compensazione parziale, gli indigeni ricevettero dallo Stato una proprietà, San Rafael, nel comune di Buenos Aires, che era proprietà delle comunità nere. Dopo tre anni, nel 2014, di nuovo San Rafael passò nelle mani della comunità nera e agli indigeni fu data un'altra proprietà. Per cui ci furono scontri tra indigeni e afrodiscendenti con il rischio di mettere due comunità in competizione tra loro. Ora sembra tornata la pace tra la popolazione composta per la maggioranza di mestizos (58,5%) e per il resto in parti pressochè uguali suddivisa tra indigeni e afrodiscendenti.

Una cosa é certa: la rivolta continua. E il 2 marzo due sindacalisti del sindacato rurale SINTRAINAGRO sono stati attaccati a colpi di armi da fuoco e ne sono usciti illesi grazie a una guardia del corpo. La bande criminali e i latifondisti non molleranno la presa finchè avranno retroterra politico (http://www.solidaritycenter.org/armed-attack-on-colombian-union-leaders/).


Gunmen fired on a car carrying Guillermo Rivera and Medardo Cuesta, president and treasurer, respectively, of the Colombian rural workers union SINTRAINAGRO, as they were meeting February 24 with members in Valle del Cauca. - See more at: http://www.solidaritycenter.org/armed-attack-on-colombian-union-leaders/#sthash.qigB0xFX.dpuf
Gunmen fired on a car carrying Guillermo Rivera and Medardo Cuesta, president and treasurer, respectively, of the Colombian rural workers union SINTRAINAGRO, as they were meeting February 24 with members in Valle del Cauca. - See more at: http://www.solidaritycenter.org/armed-attack-on-colombian-union-leaders/#sthash.qigB0xFX.dpuf


Gunmen fired on a car carrying Guillermo Rivera and Medardo Cuesta, president and treasurer, respectively, of the Colombian rural workers union SINTRAINAGRO, as they were meeting February 24 with members in Valle del Cauca. - See more at: http://www.solidaritycenter.org/armed-attack-on-colombian-union-leaders/#sthash.qigB0xFX.dpuf





mercoledì 4 marzo 2015

Tomorrow's world: from the Guardian Global Development Professionals Network

BRAVE NEW WORLD

( Source: Guardian Global Development Professionals Network )

GRAND ETHIOPIAN RENAISSANCE DAM


As we move into 2015, many UK-based NGOs are wondering how to meet the challenges of a crucial year. What is the unique and distinct value that each organisation, and the UK sector as a whole, brings to international development, and how might this change in future?.......
To help the sector get on the front foot we have identified seven “megatrends”.....

In my opinion, at least three more "megatrends" should be added: the shift towards a more and more conflictual world owing to inequality of access to natural resources and global income disparities, therefore, greater likelihood of both civil and international wars, the expansionist tendency of the old and emerging mega-powers, linked to the above, and the expanding influence of religious or para-religious ideologies, already identified in 1990 by Gilles Keppel, who published a study entitled  "God's revenge", La revanche de Dieu. Encore, la géopolitique du chaos. Bon appetit.

1. Climate change and planetary boundaries

As evidence mounts that the impacts of human-caused climate change are already upon us, the future of international development cannot be considered in isolation from the need to adapt. Furthermore the Earth’s natural systems are under enormous pressure, with huge consequences for the world’s most vulnerable people. As UNep’s 2012 Global Environment Outlook assessment concludes: “Scientific evidence shows that Earth systems are being pushed towards their bio-physical limits, with evidence that these limits are close and have in some cases been exceeded”.

2. Demographic shifts

The global population could reach 9.6 billion by 2050 and 10.9 billion by 2100. In 2000, for the first time, there were more people over the age of 60 in the world than children under five. By 2050, four-fifths of older people will live in developing countries, where 80% of them will have no regular income. Youth unemployment is also growing. In 2012, 15- to 24-year-olds made up 40% of the total unemployed population.

3. Urbanisation

Globally, more people live in urban than rural areas and this is expected to gather pace. But the urban transition is taking place at different rates in different parts of the world. By 2050 most northern regions are expected to be at least 84% urban. In contrast, even by 2050, Africa’s urban dwellers are projected to make up just 62% of its total, and Asia’s 65%. Even in Asia and Africa, though, rapid rural-to-urban shifts are taking place. Urbanisation is a key engine of economic growth, but with this comes the risks of social marginality, conflict and exploitation.

4. Natural resource scarcity

Demographic pressures create food and water insecurity, and supplies of non-renewable natural resources including fossil fuels are depleting. Scarcity could push prices up, creating further hardship for those most in need. Notwithstanding the current low oil price, from 2000 to 2013 metal prices rose by 176%, energy prices by an average of 260% and food prices by 120%. Depending on political responses, this may drive humanitarian crises, population movements and a rise in protectionist or nationalist policies.

5. Geopolitical shifts

In 2012, the Brics countries of Brazil, Russia, India, China and South Africa were reported as being responsible for more than 25% of the world’s GDP based on purchasing power parity and home to 40% of the global population. The axis of the world’s economic and geopolitical power has shifted – and will continue to shift – from west and north to east and south. Poverty patterns and distributions are changing alongside the wider geopolitical shifts, and donor policies are changing alongside them. Declining overseas development assistance to middle income countries and new donors entering the landscape are reshaping the nature of aid. Moreover, there is a risk that some growing political powers restrict the space for civil society action.

6. Processes of technological transformation and innovation

Technological innovation could have a very significant impact on the ability of people to meet their needs and to adapt to climate change. The world is becoming hyper-connected. Technological changes and the rapid diffusion of information and communications technologies, particularly among young people, have also broken down many of the old barriers between northern and southern publics. By 2030, it is estimated that 50% of the global population will have internet access. There is also growing appreciation of how technology links to human and environmental systems, escalating conflict or cooperation.

7. Inequality

Economic growth in at least 40 countries has helped to lift many hundreds of millions of people out of poverty. It is important not to allow rising GDP per capita in middle-income countries mask remaining underlying challenges – including rising inequality, weak social protection, poor infrastructures (particularly in urban areas), environmental degradation, and rising citizen expectations. Already, according to an Oxfam report, 85 billionaires have the same wealth as the bottom half of the world’s population. In 2012, 71% of the world’s population was reported to live in nations where income inequality is increasing. As well as stifling economic growth, inequality has a significant negative impact upon health and educational outcomes as well as security.