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giovedì 18 febbraio 2021

CENT'ANNI DI VIOLENZA E SOLITUDINE IN COLOMBIA

 

LUZ MARIA E I NARCOTRAFICANTES DE ALTOS DE CAZUCA’[1]

 

Questo reportage è tratto da un articolo del sito di International Crisis Group. Attraverso una storia individuale illustra le angherie e i pericoli cui i leader sociali in Colombia si espongono quando cercano di migliorare le condizioni di vita proprie e del loro prossimo nel luogo dove vivono. La storia di questa giovane donna racconta il fallimento degli accordi di pace tra Lo Stato colombiano e la guerriglia delle FARC (Forze armate rivoluzionarie colombiane, di matrice marxista), che nel 2016 tante speranze avevano acceso nel paese e nel mondo. Lo Stato colombiano non aveva alcuna intenzione di rispettare le clausole stipulate con i capi della guerriglia all’Avana, garantendo loro l’incolumità: operare per la restituzione dei beni e delle terre espropriati con la violenza a milioni di persone e il ritorno degli sfollati, fare luce sugli assassinii e le inenarrabili crudeltà dei paramilitari che aveva prezzolato, girare infine una nerissima pagina della sua storia e instaurare una pace giusta. Dei 12.000 guerriglieri che hanno reso le armi almeno 252 sono stati uccisi[2], le aree dove erano impiantati non sono state restituite alle comunità rurali ma consegnate allo sfruttamento delle grandi imprese minerarie o dell’agroindustria, centinaia di rappresentanti di sindacati e associazioni contadine sono stati uccisi. La man bassa sulle ricchezze del sottosuolo è ora libera da intralci e il narcotraffico è più forte che mai. 

Altos de Cazuca'

E non si tratta solo di assassinii mirati di militanti, ma di massacri finalizzati a terrorizzare le popolazioni e far capire chi comanda: l’11 agosto 2020 cinque adolescenti sono uccisi a Calí, pochi giorni dopo altri otto giovani sono assassinati nel dipartimento di Nariño, la settimana seguente si susseguono uccisioni ad Arauca, Cauca, Antiochia…e così di seguito.[3] La posta in gioco è il controllo dei territori che interessano ai gruppi nazionali e internazionali in vista dello sfruttamento delle risorse: miniere d’oro, petrolio, agro-industria, traffico di rifiuti, corridoi strategici per i narcos. La stessa Missione ONU per la verifica del rispetto degli accordi di pace è un fragile strumento pieno di contraddizioni e ombre: si veda l’articolo del giornale colombiano El Espectador sulla morte del cooperante italiano Mario Paciolla che vi lavorava[4]: la sicurezza di chi vi lavorava era lungi dall’essere garantita.

Foto da web

Prima del cinquantennio segnato dalla lotta armata delle FARC (e di altri gruppi, come l’ELN, che non ha ancora deposto le armi) e dalla guerra sporca di esercito e paramilitari, la Colombia aveva attraversato, dal 1925 al 1958, una fase turbolenta denominata La Violencia[5] caratterizzata da assassinii, persecuzioni e massacri nello scontro tra Partito Liberale e Partito Conservatore, un periodo culminato nell’assassinio del leader liberale Jorge Eliécer Gaitán, che costituì una spinta decisiva per la creazione della guerriglia delle FARC. Il dialogo non era possibile. Un’eco di quella violenza attraversa il capolavoro di Gabriel Garcia Marquez Cien Años de soledad. La violenza continua da quasi cent’anni. In questo panorama scoraggiante reagisce alla passività a alla disperazione una moltitudine di uomini e donne che riescono a creare isole di vivibilità e tengono accesa la speranza per le nuove generazioni. Semillas y Raíces [6](Semi e Radici) è il nome dell’associazione che Luz Maria con l’aiuto del marito ha suscitato dal nulla facendone una bandiera e una ragione di vita in “un angolo dimenticato della Colombia”.


UN RIFUGIO DALLA VIOLENZA IN UN ANGOLO DIMENTICATO DELLA COLOMBIA

Tradotto e adattato da:

https://www.crisisgroup.org/es/latin-america-caribbean/andes/colombia/refuge-violence-forgotten-corner-colombia, di Elizabeth Dickinson, 2 dicembre 2020.

 

Casa de Luz Maria

A metà marzo, quando la Colombia annunciò un lockdown per controllare la propagazione del coronavirus, Luz Maria capì cosa doveva fare: madre di due bambini, chiuse a chiave la porta di casa e cominciò a vivere di abitazione in abitazione. I ceffi armati che controllavano il quartiere gliela avevano cantata chiara: se non se ne fosse andata in fretta, avrebbe potuto sparire per sempre. “Per settimane intere non ero potuta uscire di casa”, ricorda. “Si impara come comportarsi, a leggere gli atteggiamenti degli altri che ti fanno capire che là fuori l’aria scotta”.

Luz Maria è una militante comunitaria, una di coloro che i colombiani chiamano “leader sociali”. Il suo lavoro, a parte quello domestico, è consacrato ai bambini del quartiere deprivato dove abita. Dirige un programma per migliorarne le condizioni di vita intitolato Semi e Radici, che insegna ai bambini ad ascoltare la musica e usa il teatro per abituarli alla socievolezza e all’igiene personale. Non solo: li protegge dai delinquenti che girano per il quartiere e minacciano gli abitanti. La casa di Luz Maria è aggrappata a un dirupo scosceso attraversato da sentieri sterrati tra una casa e l’altra. Si dice che i malviventi abbiano legami con i cartelli nazionale del narcotraffico: essi tentano di reclutare i bambini del quartiere tra gli otto e i nove anni offrendo dolci e leccornie. “Semi e Radici è un modo per evitare le droghe e la strada” dice una adolescente seduta nel teatro improvvisato della terrazza di Luz Maria. “Se non fossi qui bighellonerei per la strada”. 

Ma questo lavoro non è remunerato da nessuno, per cui Luz Maria lo finanzia facendo lavoretti saltuari e vendendo materiali scartati da altri che raccatta qua e là e ricicla. Poi ci sono alcune donazioni occasionali. E’ anche un lavoro pericoloso: la donna ha ricevuto molte minacce di morte. Quando si è rivolta alle autorità locali per denunciarlo queste hanno fatto spallucce, per cui è lei stessa che deve badare a proteggersi. I bambini che partecipano al suo programma la avvisano se annusano pericoli in giro per il quartiere. Ha dato fondo ai suoi risparmi per comprare un circuito di telecamere installate tutt’intorno alla sua abitazione. Non riesce ad immaginare di abbandonare i suoi bambini, eppure quasi ogni giorno sogna di andarsene da Altos de Cazucá.

Luz Maria controlla le telecamere

La storia di Luz Maria non è certo unica in Colombia: gli attivisti sociali sono un elemento talmente radicato nel tessuto sociale colombiano che negli accordi di pace del 2016 lo Stato aveva stipulato che avessero diritto a una protezione ufficiale. Egualmente aveva promesso riforme profonde per combattere le disuguaglianze e proteggere le comunità soprattutto rurali dalla spoliazione violenta delle loro risorse. Al contrario, dal 2016 i leader sociali sono stati esposti a pericoli crescenti: negli ultimi quattro anni ne sono stati assassinati 415, e la pandemia del Covid 19 ha solo accentuato questa tendenza, perché il lockdown li rende prede facili, chiusi nelle loro case. Le autorità, già poco propense ad occuparsi di loro, sono presi dall’epidemia.

Luz Maria è diventata leader sociale per caso, dopo essersi trasferita da Bogotá con il marito in questo quartiere sulle montagne di Soacha, senza immaginare la miseria che vi avrebbe trovato. La zona ha sempre attirato trafficanti armati perché la strada principale che la taglia a metà collega la capitale, Bogotá, al maggior porto del Pacifico, Buenaventura[7]. Inoltre le scarpate scoscese tra i quartieri di Soacha e la capitale non sono sorvegliate da nessuno. Un leader giovanile che vive in questa incerta periferia dice: “Questo è un quartiere abbandonato”. 

 

Costruzione dell'acquedotto

Negli anni del 1990 il Blocco Orientale delle FARC cercò di impiantarsi in quest’area, e per reazione gruppi paramilitari di destra legati allo Stato arrivarono per disputarne il controllo ai guerriglieri. Fa allora che Altos de Cazucá si trasformò in epicentro di violenza, perché i gruppi paramilitari, ufficialmente sciolti nel 2006, di fatto non se ne andarono mai. Tutti sanno chi sono anche se non indossano più le tute mimetiche. Continuano a taglieggiare i negozianti (il pizzo si chiama “vaccino”) e a punire chi cerca di sottrarsi. E’ probabile che a Soacha si trovino laboratori per la lavorazione di droghe, ben dissimulati in un intrico di case a ridosso di dirupi e scarpate franose. Ufficialmente sono registrati 645.000 abitanti ma ci[8] è stato detto che è facile che la popolazione reale ammonti a un milione. Molte case sono costruite su terreni rubati e rivenduti abusivamente: anche la casa di Luz Maria è tra queste. Lei e suo marito si sono resi conto della truffa troppo tardi: la terra che hanno creduto di acquistare non sarà mai legalmente la loro. Fu proprio per vincere la depressione che li colse quando capirono l’inganno che Luz Maria ebbe l’idea di creare la sua organizzazione. Una sera il marito cominciò a suonare la chitarra, la musica e il canto li rasserenarono e così nacque l’idea di proporre musica e teatro alle giovani generazioni che sarebbero facilmente cadute nelle grinfie di banditi di ogni risma. “Bisognava uscire dal ruolo di vittima”. 

Luz Maria e il marito

I bambini si abituano facilmente alla violenza. I primi che le entrarono in casa erano molto diffidenti, non si lavavano e puzzavano. I due sposi constatarono che la musica era una calamita che funzionava. Il loro programma non offrì solo musica e teatro, ma anche attività per migliorare la vita nel quartiere. Quando l’azienda che distribuiva l’acqua informò i residenti che avrebbero avuto l’acqua gratis se avessero costruito il loro acquedotto, Luz Maria e i bambini si misero al lavoro, e procurandosi cemento e tubi riuscirono a costruire un piccolo acquedotto rudimentale. All’inizio della pandemia Semi e Radici organizzò un programma di aiuti per gli anziani e con altri residenti pavimentò una strada per proteggerla dal pericolo di smottamenti. Il tutto fu finanziato con la raccolta di oggetti raccolti nei quartieri ricchi che il programma riciclava e rivendeva. “Nessuno ti aiuta. Abbiamo fatto tante cose lavorando con le unghie e con i denti”, dice Luz Maria.

Oggi più di 100 bambini frequentano la sua casa e sono diventati fratelli e sorelle dei suoi due figli. Ma se si incontrano per la strada, i bambini sono avvisati: devono far finta di non conoscersi, dato che i genitori di alcuni di essi possono far parte di bande armate. L’acquedotto e l’acqua gratis hanno irritato alcuni vicini che avrebbero voluto distribuirla loro facendola pagare. Luz Maria ha cominciato a ricevere minacce sempre più esplicite e si è resa conto che uno dei vicini aveva pagato un sicario per ucciderla. 

Luz Maria e la Fiscalia che non sa aiutarla

Fino a un ultimatum: doveva andarsene dal quartiere entro 20 giorni. A questo punto è scesa fino al centro di Soacha per sollecitare aiuto e protezione, ma ora dice: “Ho capito che non sarebbe arrivato aiuto da nessuno”. Quasi 7000 leader sociali come lei hanno chiesto aiuto all’Unità Nazionale di Protezione del Ministero degli Interni e solo il 16% di essi hanno avuto risposta. Così invece che al governo Luz Maria si affida alla rete di protezione dei suoi bambini e giovani che la avvisano se in famiglia sentono parlare di lei, e alle telecamere che ha installato intorno alla sua abitazione.

Più di 415 leader sociali assassinati

 

 

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[1] Le illustrazioni inserite nel testo sono quelle dell’articolo originale, l’autore è Alejandro Montoya, salvo indicazione diversa.

[2] https://www.lemonde.fr/international/article/2021/02/08/on-dormait-mal-depuis-la-semaine-derniere-on-ne-dort-plus-en-colombie-la-paix-n-a-pas-fait-cesser-les-massacres_6069237_3210.html

[3] https://www.ritimo.org/Massacres-en-Colombie-signes-d-une-prochaine-phase-du-conflit

[4] https://www.elespectador.com/noticias/investigacion/mario-paciolla-el-costo-de-la-caida-de-un-ministro/

[5] https://es.wikipedia.org/wiki/La_Violencia

[6] https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwi5rJ_J-uTuAhUiA2MBHf_qD6EQFjAKegQIAxAC&url=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2F458943987841554%2Fposts%2F725146884554595%2F&usg=AOvVaw1iV7cvehTzIEwg_I9lJecB

[7] Buenaventura è uno dei luoghi più pericolosi della Colombia, centrale di smistamento delle droghe di ogni tipo. Quando ho viaggiato in Colombia ho evitato accuratamente di avvicinarmici. Un capitolo del libro di Roberto Saviano “ZeroZeroZero” lo illustra adeguatamente.

[8] L’autrice si riferisce a International Crisis Group.