IL CONCETTO “ONE HEALTH” E IL MISTERO DELL’ORIGINE DEL COVID-19
In primavera avevo letto un interessante articolo di Florence Rosier sul concetto One Health[1]/una sola salute (e vien quasi da aggiungere una sola salvezza, pensando al valore semantico della parola francese salut/salvezza), che mette in relazione olistica salute umana, salute animale e salute degli ecosistemi, sull’inserto Science et Médicine del quotidiano Le Monde del 13 aprile u.s., e mi ero ripromessa di segnalarlo. Accanto all’articolo principale, una spalla accennava agli ultimi (?) risvolti emersi sull’origine del Covid-19 la cui ondivaga e mutante presenza sembra voler trasformarsi in un endemico tarlo col quale fare i conti in tutto il mondo. Lo faccio ora in ritardo.
One Health è dal 2015 una rivista open access del gruppo editoriale scientifico Elsevier, il cui editoriale del primo numero ne enuncia l’area di ricerca e gli obiettivi: indagare lo svilupparsi sempre più frequente di zoonosi i cui batteri, virus, patogeni vari, attraverso i contatti crescenti tra umani e i reservoir/serbatoi animali in nicchie ecologiche una volta remote, possono acquistare caratteristiche per cui non solo riescono ad attraversare la barriera della specie ma modificandosi diventano trasmissibili da umano a umano. Scopo principe delle indagini: contribuire a prevenire future epidemie che possono diventare facilmente endemie, come si può constatare con l’HIV1 e HIV2 (AIDS), Ebola, NIPA, l’influenza aviaria e ora con il COVID-19 (oltre ad altre). Ma giustamente come collegare le ricerche attraverso il pianeta quando ogni ecosistema ha la sua propria fauna e flora, e ogni possibile emergenza infettiva si riferisce ad una popolazione specifica con le sue abitudini e attività? Quindi ci si deve orientare a studi caso per caso, con il rischio di dispersione di fondi, energie e conoscenze non estrapolabili (uno dei fondamenti dell’epidemiologia).
Per tentare di superare questi rischi è nata nel 2021
PREZODE[2]
(Preventing zoonotic disease emergence-
prevenire l’emergenza di zoonosi), iniziativa lanciata nel gennaio 2021 in
occasione del One Planet Summit con
una strategia che partendo dal locale tende al globale. Si tratta di sviluppare
progetti adattati a ciascun ecosistema definito con un approccio partecipativo
che coinvolga i protagonisti locali, fondato su cinque pilastri. Primo:
caratterizzare il rischio di trasmissione di una zoonosi all’uomo in una certa
area (quali reservoir animali e quali pratiche umane a rischio? secondo:
identificare le possibili soluzioni con i responsabili locali (che modifiche
nei comportamenti a rischio sono plausibili e accettabili?), terzo: introdurre
sistemi di sorveglianza egualmente accettabili culturalmente dalle popolazioni
interessate, tesi a identificare precocemente eventi rari e anomali che possono
rivelarsi focolai infettivi. Infine, realizzare la condivisione a livello
nazionale e internazionale dei risultati e dei dati emersi e, ultima tappa,
ritornare al livello locale per coinvolgere e rendere autonomi gli attori
pertinenti nella prevenzione dei rischi con azioni educative, sociali ed
economiche. Nel 2021 tre istituti di ricerca francesi erano coinvolti (INRAE,
CIRAD e IRD[3]) associati
a dieci altre organizzazioni scientifiche in Francia, Germania e Olanda e oltre
1000 ricercatori. PREZODE mira a prevenire e/o almeno a circoscrivere e
contenere nuovi pericolosi focolai che se non identificati sul nascere si
possono tradurre in rovinose e mortifere pandemie.Come quella del Covid-19.
Accanto a queste pagine su ONE HEALTH ritengo valga la pena di tradurre l’articolo di spalla dell'inserto intitolato “Il mistero dell’origine del COVID-19”, sempre di Florence Rosier, che fa riferimento ad una inchiesta svolta da un team di Vanity Fair e apparsa sulla rivista il 31 marzo u.s. Il lungo e dettagliato articolo (https://www.vanityfair.com/news/2022/03/the-virus-hunting-nonprofit-at-the-center-of-the-lab-leak-controversy) esordisce in questi termini (traduzione mia):
"A caccia di lustro scientifico, finanziamenti e approvazione da parte del Dr. Anthony Fauci, Peter Daszak ha trasformato la EcoHealth Alliance, una organizzazione nonprofit sull'ambiente in uno sponsor foraggiato da fondi governativi di ricerche all'avanguardia su virus pericolosi sia negli Stati Uniti che a Wuhan, Cina. Sulla base di più di 100.000 documenti emersi da una fuga degli stessi, una indagine di V.F. mostra come un'organizzazione votata alla prevenzione della prossima epidemia si è ritrovata sospettata di aver contribuito a farne sorgere una."
Consiglio vivamente la lettura dell'indagine dai risvolti alquanto inquietanti.
IL MISTERO DELL’ORIGINE DEL COVID-19
Florence Rosier
Sin dall’inizio della pandemia del Covid-19, una ONG americana, la EcoHealth e lo zoologo britannico che la presiede, Peter Daszak, sostenitore della strategia “One Health” sono presi di mira da un fuoco di fila di critiche. Questa ONG, votata alla ricerca sulla prevenzione delle epidemie, ha collaborato attivamente con l’Istituto di virologia di Wuhan in Cina, dove sembra che l’epidemia sia sorta. Tale collaborazione coinvolge(va) anche il Nationalh Institute of Health (NIH) USA. Nel 2014 quest’ ultimo aveva concesso un finanziamento di 3,7 milioni di dollari (circa 3,4 milioni di euro) a EcoHealth per un progetto intitolato: “Comprendere il rischio di emergenza dei coronavirus dei pipistrelli”, che mirava a individuare (dépister) la presenza di questi virus in alcuni pipistrelli in Cina, ad analizzare in laboratorio le loro sequenze geniche e a valutare il rischio di diffusione dell’infezione negli esseri umani”. L’Istituto di virologia di Wuhan era un attore chiave di questo progetto ma “le ricerche condotte nell’istituto sono state abbastanza controverse tanto da indurre il NIH a sospendere l'erogazione dei fondi nel luglio del 2020, ricorda la rivista Vanity Fair in un’inchiesta recente su Peter Daszak. Sembrerebbe, in effetti, che il finanziamento sia servito a costruire due coronavirus “chimere”, cioè combinando frammenti di virus differenti, simili a quelli che provocano la SARS-1. Ora, questa malattia respiratoria, apparsa nel 2002, è molto grave: l’OMS stima che il suo tasso di letalità è del 15% e può superare il 50% in chi ha più di 65 anni.
L’Istituto di Wuhan potrebbe avere sperimentato quello che si definisce “acquisizione di funzione” (gain de fonction) su dei coronavirus suscettibili tesi ad aggravare la loro patogenicità? Peter Daszak lo nega, ma nel 2016 aveva espresso soddisfazione per il fatto che lo stop a una moratoria del NIH su questo tipo di collaborazione permettesse di riprendere “il finanziamento di ricerche sull’acquisizione di funzione”, in un suo email ottenuto da Vanity Fair. Il ruolo equivoco di questo ricercatore non si ferma qui: il 19 febbraio 2020 (Peter Daszak) ha coordinato la pubblicazione di una lettera sulla rivista medica The Lancet. Tale lettera presentava l’ipotesi della fuga di un virus da un laboratorio come complottista e suggeriva l’esistenza di un consenso scientifico a favore di una origine naturale della pandemia- senza menzionare i suoi conflitti d’interesse.
Altri interrogativi sono sorti. Cosa ha originato l’improvviso cambio di rotta nella primavera del 2020 di almeno tre scienziati molto noti, Kristian Andersen dello Scripps Research Institute di La Jolla, California, Edward Holmes dell’Università di Sydney, Australia e Robert Garry, dell’università Tulane, New Orleans, Luisiana? Essi avevano giudicato la sequenza genetica del SARS-Cov-2 “incompatibile con le aspettative delle leggi dell’evoluzione”, quindi con l’ipotesi di un’origine naturale, in uno scambio di email del febbraio- marzo 2020 con Anthony Fauci, attuale capo consigliere medico del Presidente degli Stati Uniti e Direttore dell’Istituto Nazionale americano di allergie e malattie infettive. Tuttavia, tutti e tre gli scienziati suddetti il 17 marzo 2020 firmavano un articolo su Nature Medicine nel quale sostenevano l’ipotesi contraria: “noi non crediamo che uno scenario da laboratorio sia plausibile”, scrivevano.
Una cosa è certa: se mancano prove definitive a favore di uno scenario o del suo contrario, la pista di una fuga di laboratorio all’origine della più vasta pandemia umana mai conosciuta, non è più, oggi, allontanata sdegnosamente con un cenno della mano."
Dopo avere letto l'inchiesta di V.F., io aggiungerei che molti particolari e indizi sono altamente inquietanti. E utili tracce e indispensabili database sono stati o distrutti o sono al momento irraggiungibili.
[1] https://www.sciencedirect.com>one (l’articolo é di Florence Rosier: « One Health » Le Défi de la prévention des épidemies, online solo per gli abbonati o a pagamento)
[3] Institut National de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement ; Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement ; Institut de recherche pour le développement