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giovedì 10 gennaio 2013

MALINTESI CULTURALI E CONTABILITA'

CONTABILITA' EURO-AMERICANA E CONTABILITA' MEDIORIENTALE
 
Early 19th-century German ledger

Leggendo le ultime pagine del libro di Luciano Gallino dedicato all’anatomia del sistema di funzionamento del capitalismo finanziario attuale, mi ha colpito la breve digressione sul ruolo della “contabilità euro-americana” nel favorire l’egemonia politica delle élites ad esso favorevoli. Si sta discutendo delle tecniche di assoggettamento invisibili, inserite nei meccanismi stessi di funzionamento di tutte le principali istituzioni di cui tutti noi “occidentali” facciamo parte. Forse in modo non del tutto trasparente, il termine “contabilità” mi ha richiamato alla mente un episodio vissuto durante una esperienza di lavoro in Giordania, nel 1999, rivelatore quanto a relazione  occulta o comunque non evidente tra tecniche apparentemente anodine  e modelli culturali. Il che vuol dire anche: uso diverso dei medesimi termini.

 Il mio ruolo come consulente per la Commissione Europea era quello di fare una valutazione  a metà percorso di un Progetto di sanità pubblica che consisteva nella gestione di un certo numero di cliniche sparse per il paese dedicate alla salute riproduttiva. I rapporti inviati a Bruxelles erano seriamente carenti per quanto concerneva la rendicontazione finanziaria: infatti, questa mancava quasi completamente: non si capiva come  la prima tranche del  finanziamento erogato fosse stata spesa. I dirigenti dell’ organizzazione giordana, legata tra l’altro a un membro influente della casa regnante hascemita, protestavano perché affermavano di avere speso completamente tale prima tranche e sollecitavano l’invio della seconda, pena il blocco totale delle attività delle cliniche. Dal canto loro, i dirigenti della Commissione reiteravano che avrebbero ottemperato alla richiesta . secondo le regole sottoscritte da ambedue le parti, solo quando fosse stato rendicontato almeno il 90% (o altra percentuale, non ricordo) delle spese effettuate. Durante il briefing a Bruxelles mi fu mostrato l’incartamento con uno scambio pletorico di missive, solleciti, recriminazioni, precisazioni, ecc..Una storia che andava avanti da un anno o quasi, comunque da molti mesi, e che sembrava il classico dialogo tra sordi.
 Scendendo  ad Amman, ero piuttosto preoccupata. Mi sembrava di avere intravisto qualche bagliore sardonico negli occhi di alcuni dei funzionari della Commissione,  soprattutto di quello che aveva già effettuato una missione ad Amman e non ne aveva cavato nulla.
Il  primo incontro con alti funzionari  politici giordani e i gestori del progetto fu tempestoso, come previsto, non potevo che ascoltare e annuire, e soprattutto cominciare  a cercare di capire quale fosse  il quid della situazione di stallo. Ci impiegai parecchio, ma dopo una ventina di giorni tutto fu chiaro: dal lato giordano, rendicontazione e cioè elenco minuzioso per voci di spesa e capitoli di tutti gli esborsi  effettuati non aveva un significato diverso dalla affermazione in buona fede, bisognava ammetterlo anche se sembra incredibile a noi,  che quei soldi loro li avevano spesi per far funzionare le cliniche. Stop. E non si peritavano di andare a recuperare gli innumerevoli pezzettini di carta, fatture e ricevute, per ricostruire il “dove” e “come” quei soldi li avessero spesi. Quisquilie.  Noi li abbiamo spesi e voi ci dovete inviare il resto dei soldi come statuito nell’accordo di cooperazione. Per fortuna non avevano buttato via niente e con grande pazienza, una volta instaurata la fiducia reciproca, requisito essenziale di ogni transazione umana, emersero e fioccarono montagne di  ricevute, contratti e affini. Ricordo che alla fine mancava una cifra irrisoria per completare la ricostruzione, per capitoli di spesa, del bilancio per il mobilio delle ciniche, e finalmente spuntò fuori un pezzettino di carta scarabocchiato in lapis con il prezzo delle tende!
Fu un ritorno trionfale a Bruxelles: con gli occhi sgranati gli stessi funzionari prima leggermente sprezzanti guardavano la ricostruzione  analitica che avevo ricomposto e che finalmente avevano sotto  gli occhi. In modo buffo, la coordinatrice del debriefing mi chiese: Come ha fatto? E mi trattenni dal risponderle: segreto del cuoco. Una sola parola sarebbe bastata: fiducia. Invece di: arroganza.

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