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venerdì 16 maggio 2014

IMMIGRAZIONE: COME EVITARE LE TRAGEDIE IN MARE (E NEL DESERTO)

Immigrati annegati:  “Renzi: ” Noi facciamo il nostro dovere”: ne è sicuro?

Ragusa (foto da La Repubblica)

Invece di rabbrividire nel guardare le fotografie degli immigrati morti abbracciati sul fondale marino (vedi titolo de “La Repubblica” di oggi 16 maggio 2014), e poi consolarsi con la coscienza a posto, forse il nostro Presidente del Consiglio potrebbe abbandonarsi a qualche riflessione in più, come queste, ad esempio:

1.   *     In questa fase storica l’immigrazione “economica” intesa come movimenti di popolazioni da paesi con reddito medio pro capite generalmente di molto  inferiore ai 1000 USD annui  verso i paesi con redditi che si aggirano intorno o superano i 20000-25000 USD/anno è strutturale e continuerà presumibilmente per qualche decennio.
2.   *    Negli ultimi 20 anni  la percentuale di popolazione civile toccata da guerre e catastrofi naturali è aumentata a freccia. Nel  2012 più di 172 milioni di persone sono state coinvolte in conflitti, e nel 2013, 35 milioni di persone erano rifugiate o sfollate (dati dell’International Rescue Committee).
3.       Oggi in Libano i rifugiati siriani sono più di un milione, in Giordania almeno 750.000. Durante la crisi Libica del 2011, più di 700.000 erano i rifugiati nel sud della Tunisia, molti accolti da privati cittadini. Quanti  aspiranti all’asilo sono arrivati tra 2011 e 2014 in Italia? Quanti ne sono stati respinti?
4.     *   La maggior parte di chi sbarca oggi  in Sicilia, a Lampedusa, o dove altro capita, di quelli che annegano perché non sanno nuotare o rimangono intrappolati nei barconi, hanno DIRITTO all’asilo, molti sono minori non accompagnati, o vivono in paesi  in guerra o dove le libertà civili sono negate.

      Con le centinaia di milioni che si  spendono tra  budget dell’Unione Europea per sorvegliare le frontiere e  budget  delle operazioni dei singoli paesi della frontiera nord del Mediterraneo tra Spagna, Italia, Malta e Grecia, senza calcolare, perché sono incalcolabili, i costi umani in vite perdute o distrutte da lutti incancellabili, si potrebbero proficuamente aprire o rafforzare con personale adatto  UFFICI CONSOLARI presso le delegazioni della U.E. ed esaminare le richieste di emigrazione, intervistare le persone e CONCEDERE VISTI, invece di costringerle a rischiare la vita e alimentare mafie di ogni risma.  L’unica soluzione degna di questo nome NON è rafforzare le frontiere, ma ABBATTERLE.  Stampare visti nei passaporti. E abrogare il trattato di Dublino che impedisce al paese di arrivo del migrante di farlo proseguire per altre mete. Perché Renzi non si fa promotore di questo indirizzo, l’unico che può evitare le catastrofi in mare (e nel deserto)?

6.       Ci si ostina a chiamare “disperati” chi emigra: a parte il fatto che chi fugge da una guerra ha almeno la speranza di riuscire a sopravvivere, chi emigra per ragioni economiche o per evitare la leva obbligatoria sine die come in Eritrea NON è certo il povero contadino analfabeta dei villaggi, ma fa parte di élites relative, di chi ha risorse di coraggio, di forza fisica e mentale e spesso una educazione anche universitaria. Se si continuerà a chiudere occhi e orecchie e cervello alle evidenze della nostra contemporaneità, si creeranno soltanto ulteriori disastri e si dilapideranno inutilmente fondi pubblici.


1 commento:

  1. Diceva Rommel che l'invasione doveva essere bloccata sul bagnasciuga, cioè prima che il 'nemico' mettesse piede in Germania.
    Qui non si tratta di nemici,ma di fratelli disperati per le inumane condizioni in cui li costringiamo a vivere .se la loro si può dire 'vita'.
    DOBBIAMO RENDER LORO LA POSSIBILITA' E IL DIRITTO DI 'VIVERE' A CASA LORO !

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