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giovedì 2 aprile 2020

I CANI DI BISSAU

1994: A BISSAU TRA HIV E COLERA*

Era la fine di agosto e dopo un anno di disoccupazione angosciante attendevo la telefonata di una ONG specializzata in interventi sanitari che mi desse il via libera per partire per la Guinea Bissau, dove era già in piedi un loro intervento di educazione sanitaria a livello nazionale per la prevenzione dell'infezione da HIV, pericolosamente diffusa in ampi strati della popolazione soprattutto urbana. Avevo passato tutta l'estate a studiare a tempo pieno per prepararmi all'incarico di capo progetto in un campo per me nuovo, specifico ma anche complesso, di natura non solo sanitaria ma anche sociale e antropologica, e a compiti di gestione e amministrazione.
Credo fosse il 30 di agosto, quando la maggior parte dei rientri dalle ferie si esauriva, che infine misi le valigie sul treno per Roma e poi sull'aereo per Bissau: incarico  provvisorio di tre mesi in vista di rinnovo per successivi tre anni una volta che fosse stata approvata la seconda fase del progetto.

Bissau! Avevo visto capitali africane malconce, villaggi di case in banco (terra impastata con paglia e spesso sterco di vacca), discariche urbane a montagne russe chiamate parchi giochi infantili da un ironico collega per sdrammatizzare, carreggiate e piste butterate, ma una capitale così triste e cadente no, non l'avevo ancora vista. Una tristezza di impronta tutta lusitana, sulla quale sembrava alitare l'eco dei fados, quelle melodie lamentose cariche di una saudade (nostalgia in portoghese) di non si sa cosa. Il fronte del porto, con facciate dilavate da anni di pioggia e fiorite di muffa che contemplavano cieche sfasciumi arrugginiti di scafi da tempo destinati alla marcescenza erano un pugno nello stomaco, una piaga per l'occhio. E per il resto l'oceano era invisibile, una città di mare senza mare, dove soltanto lontano, in periferia, si intravedeva  qualcosa di simile a una superficie acquea ingombra di mangrovie e di fango.

Rivedo la strada che dall"aeroporto arrivava dritta in centro, piena di buche, l'albergo dove trascorsi il primo mese del mio soggiorno, mi rivedo arrivare con  l'autista più scheletrico  e silenzioso che abbia mai avuto in una vecchia  Land Rover a due posti, scomodissima, nello spiazzo dell'Ospedale Raoul Follerau  (dove avevamo l'ufficio) per malati di TBC e di AIDS. Era presente anche l'ONG  Raoul Follerau che svolgeva un intervento clinico. Praticamente tutti i tubercolotici erano malati di AIDS conclamato. E condannati.
Chi ben comincia... mi fu piuttosto difficile mantenere alto il morale e imprimere un abbrivio ottimistico ai miei collaboratori, tutti uomini i tecnici e anche il partner  principale, il cosiddetto omologo, il trait-d'union con la Commissione del Ministero della Sanità per la lotta all'AIDS.
Avevamo una stamperia per produrre manifesti con serigrafia, computer, telefono e fax, ciclostile, carta di vario formato, non male. Il mio predecessore, più tecnologico di me, in pochi giorni,prima di rientrare in Italia, mi dette una grossolana infarinatura su tutto ciò che aveva fatto in tre anni mettendo a dura prova la mia capacità di assorbire rapidamente una montagna di informazioni dati nomi strutture burocratiche nazionali e internazionali compresi gli arcani rapporti con il nostro donatore, la Commissione Europea, incarnata localmente dalla Delegazione e soprattutto dal Delegato, rapporto da coltivare con la massima cura e scaltrezza. Ogni sera avevo mal di testa. Infine l'ex capo progetto parti' e mi trovai "sola al comando". Con l'aiuto, per fortuna, di una volenterosa ed efficiente segretaria, moglie del capo della Federazione sindacale dei lavoratori della Guinea, ufficialmente socialista e quindi con una unica Federazione, la cui conoscenza mi fu preziosa per i contatti con la classe operaia, Cara Manuela, dove sei adesso?

Il mattino alle 7 scendevo a far colazione e il mio sorriso di bom dia si spegneva entrando nella sala dove lo splendore del sole già caldo si affiocava alle luci smunte di pesanti lampadari accesi perché polverosi tendaggi di velluto cremisi  perversamente provvedevano ad occultare ogni raggio esterno.  Stessa luce smorta la sera sulla parca cena. Ma anche il sole esitava spesso a mostrarsi e la stagione delle piogge quell'anno fu particolarmente prodiga tra temporali acquazzoni e rovesci pervicaci che scavavano sempre più le buche dell'asse principale della città, il mio percorso mattina e sera. Ormai guidavo io e per molti giorni fui tormentata dalle richieste pecuniarie della polizia stradale che cercava pretesti assurdi per spillarmi quattrini, finché non sbottai indignata e da allora mi ignorarono.

Su tale sfondo, mentre mi arrabattavo per far fronte sia a incombenze quotidiane e incontri ufficiali che per capire quale strategia proporre per la fase due del progetto alla Commissione e alla ONG, digerendo contemporaneamente faldoni su faldoni di documenti e studi, cominciarono a serpeggiare  quelli che furono inizialmente liquidati come "boatos", voci ingannevoli, rumours in inglese, di un aumento di casi di colera, colera che è endemico in quasi tutti i paesi africani ma che di tanto in tanto,  principalmente nella stagione delle piogge, diviene epidemico. Intanto gli studi epidemiologici che divoravo a decine concordavano nel valutare minacciosa l'estensione dell'infezione da HIV2 (spiegherò brevemente la differenza tra HIV1 e 2  nella seconda parte del post) in Guinea Bissau, al 10% nella popolazione generale e molto più alta tra i nostri (del progetto) gruppi target: prostitute, militari e giovani celibi sotto i 25 anni. E i boatos si tradussero presto in numeri sulle pagine dei giornali e nelle riunioni al Ministero della Sanità.

* Data la difficoltà di inserire molte foto nel testo e predisporre una impaginazione decente usando la ridotta superficie di un cellulare, ho deciso di rimandare il resoconto del mio viaggio in Ecuador, e rivangare ricordi di altri momenti difficili, ben più difficili dell'attuale personalmente, della mia lunga carriera di cooperante internazionale. E qui rievoco forse "il più peggiore".

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