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giovedì 24 dicembre 2020

WALDEMAR HAFFKINE, IL SALVATORE DELL' UMANITA' MISCONOSCIUTO

 

Waldemar Haffkine: pioniere dei vaccini, dimenticato dal mondo

Liberamente tradotto e adattato da: Joel Gunter and Vikas Pandey
BBC News
, 11 dicembre 2020

https://www.bbc.com/news/world-asia-india-55050012 

Waldemar Haffkine (foto W.H. Trust)

 

Lavorando tra Parigi e l’India tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900, Waldemar Haffkine creò i primi vaccini contro il colera e la peste. Uno sfortunato incidente del quale non era responsabile causò l’avvelenamento di alcuni dei suoi vaccinati e gli sconvolse la vita, rovinando la sua reputazione. La piena riabilitazione fu tardiva.

Nel marzo del 1893 era arrivato appena trentatreenne nell’India settentrionale. In valigia aveva quello che sperava potesse essere un vaccino anticolera, e nei mesi successivi al suo arrivo cercò di perfezionarlo attraverso numerosi test. Si era scontrato tuttavia con la diffidenza e lo scetticismo sia dei colleghi inglesi che dei suoi interlocutori indiani. Innanzitutto non era un medico ma uno zoologo, e inoltre era un ebreo russo che aveva studiato ad Odessa per poi specializzarsi a Parigi. Non dimentichiamo che in Francia proprio nel 1894 scoppiò il caso Dreyfus, clamoroso esempio di antisemitismo preconcetto; anche tra gli inglesi il pregiudizio antisemita era diffuso.

Istituto Pasteur



Nel nord dell’India aveva incontrato difficoltà pratiche: in quell’anno, nella zona dove aveva con fatica vaccinato 23.000 persone con due successive dosi separate da una settimana di intervallo, rischiando di non riuscire a rintracciarli tutti per la seconda iniezione, l’epidemia non si era diffusa, per cui era difficile dimostrare l’efficacia del vaccino.

Nella primavera del 1894 Haffkine si trasferiva a Calcutta, stato indiano del Bengala, invitato da un funzionario del team medico britannico che desiderava lo aiutasse ad identificare eventuali bacilli di colera nel serbatoio d’acqua di uno dei basti[1] della città dove si sviluppavano periodicamente episodi di colera. Il quartiere era dotato di quell’unica fonte di approvvigionamento idrico collettivo. Haffkine capì che quello era l’ambiente ideale per sperimentare il suo vaccino; le persone vivevano in circostanze simili, avrebbe avuto a disposizione sia un nutrito gruppo sperimentale (vaccinato) sia un parallelo gruppo di controllo (non vaccinato) per poterne ricavare conclusioni statisticamente significative.

Il dott. Haffkine mentre vaccina in un quartiere di Calcutta

Alla fine di marzo nel basti Kattan Bagan due persone morirono di colera. Haffkine arrivò subito e vaccinò 116 persone su 200, dopo di che ne morirono altre dieci, ma solo tra coloro che non avevano ricevuto il vaccino. Questi risultati incoraggianti convinsero il team britannico a finanziare un trial clinico più ampio. Non era facile trovare volontari, poiché anni e anni di programmi sanitari calati dall’alto non avevano incoraggiato gli indiani a fidarsi di quanto arrivava dagli inglesi, e in più il concetto di vaccino era nuovo. Haffkine sormontò l’ostacolo scegliendo di lavorare con un team solo indiano, e per dissipare la residua diffidenza si iniettò pubblicamente il vaccino per dimostrarne l’innocuità. Fu così che in poco tempo cominciarono a formarsi lunghe file in attesa del vaccino, dal mattino fino alle tarde ore della sera, quando Haffkine lavorava ancora alla luce di una lampada a olio nei quartieri poveri di Calcutta. 

Villaggio a Calcutta

Questo suo lavoro lo metteva alla pari con gli antesignani della moderna medicina (Snow Jenner, Pasteur, Salk), basata sul concetto di sanità pubblica. Ma il suo contributo è stato misconosciuto e il suo nome non è famoso come gli altri. Perché?

Sin dagli esordi la sua carriera scientifica era stata disseminata di ostacoli: dopo la laurea in zoologia ad Odessa gli era stata preclusa una cattedra in quell’Università in quanto era ebreo. Aveva persino rischiato di incorrere in un pogrom, per cui nel 1888 aveva preferito lasciare la Russia per la Svizzera per poi trasferirsi a Parigi, dove aveva trovato lavoro come assistente bibliotecario all’Istituto Pasteur, allora famoso centro della ricerca batteriologica. Nel laboratorio dell’Istituto iniziò a fare i suoi esperimenti scoprendo che, attenuando e poi rafforzando una cultura di bacilli di colera facendola passare attraverso la cavità peritoneale di cavie, si ottenevano due distinte soluzioni che iniettate successivamente nelle cavie le proteggevano dal soccombere alla malattia.

Pratiche magiche contro la peste

Era un cambiamento di paradigma. Fino a quel momento si pensava alla causa del colera in termini di miasmi malefici, non di agenti eziologici. Haffkine replicò il successo sperimentando il vaccino su conigli e piccioni con buoni risultati. Ora aveva bisogno di cavie umane, e si iniettò la soluzione per primo. Era il 18 luglio 1892. Dopo alcuni giorni di febbre si ristabilì e vaccinò tre amici russi e alcuni altri volontari, che non ebbero disturbi. A questo punto si convinse di avercela fatta: aveva un vaccino pronto per una sperimentazione a tappeto. Ma dove? Aveva bisogno di un luogo dove il colera fosse endemico. Fu Lord Frederick Dufferin, ambasciatore britannico a Parigi ed ex viceré dell’india, a suggerirgli di andare in India.

Dopo Calcutta Haffkine si recò in Assam invitato dai proprietari di enormi piantagioni di the dove vaccinò migliaia di coolies[2]. Dopo una parentesi in Inghilterra per ristabilirsi da un accesso di malaria, ritornò in India nel 1896 dove notò che se il suo vaccino contro il colera riduceva il numero dei malati, non riduceva il tasso di letalità in chi si ammalava.


Ma intanto un altro flagello incombeva su Bombay. Sorta nello Yunnan in Cina nel 1894, la terza pandemia mondiale di peste[3] aveva interessato la Hong Kong britannica e da lì con il traffico navale era arrivata a Bombay, dove il primo caso fu scoperto nel settembre del 1896 nel quartiere del porto. Il governo britannico all’inizio minimizzò la gravità dei casi per non danneggiare il traffico commerciale, ma la densità abitativa dei quartieri di Bombay e la letalità della peste, doppia rispetto a quella del colera, resero impellente un cambio di marcia e il governatore si rivolse a Haffkine.

Haffkine immediatamente si trasferì a Bombay, dove in una stanzetta, con l’unico appoggio di un segretario e di tre assistenti inesperti cominciò a lavorare indefessamente per creare il primo vaccino contro la peste. Vi si applicò per tutto l’inverno. Seguì lo stesso procedimento che aveva usato per il vaccino contro il colera, mixando i bacilli con i prodotti tossii che essi stessi producevano per arrivare ad una soluzione da iniettare. Nel dicembre 1896 riuscì a sperimentare il nuovo vaccino su dei conigli che rischiavano di morire di peste, e quando constatò che i vaccinati non si ammalavano più capì che aveva creato un vaccino efficace. 

Madre che assiste bambino malato in ospedale

Anche questa volta lo sperimentò su se stesso nel gennaio 1897, iniettandosene una dose tripla. Ebbe un forte accesso di febbre ma guarì in pochi giorni e a questo punto fu pronto a vaccinare su larga scala, usando la dose regolare. I suoi primi clienti furono dei carcerati in quanto la peste si stava diffondendo nella loro prigione (Byculla House of Correction di Bombay): ne vaccinò 147 e ne tralasciò 172. Nel gruppo di controllo ne morirono sei, mentre nessuno dei vaccinati morì. Dopo questo primo successo si cominciò la produzione di vaccino antipeste su scala industriale e lo stesso Aga Khan volle essere vaccinato. Centinaia di persone iniziarono a richiedere il vaccino, Haffkine fu insignito del titolo di cavaliere dalla Regina Vittoria e infine nel 1901 divenne direttore di un laboratorio di ricerca sulla peste a Bombay con uno staff di 53 assistenti. 

 

Cerchi su una casa a Bombay che mostrano il numero dei casi di peste

Ma era destino che Haffkine dovesse sempre remare controcorrente.

Nel marzo del 1902 19 persone morirono di tetano dopo aver ricevuto l’iniezione con il vaccino in un villaggio del Punjab, mentre altri 88 vaccinati non ebbero conseguenze. Si individuò una sola bottiglia contaminata che proveniva dal laboratorio di Haffkine, dove la procedura di sterilizzazione era stata mutata per accelerare la produzione, e il direttore del laboratorio apparve l’unico responsabile. Haffkine fu immediatamente licenziato e sospeso dall’Indian Civil Service. Caduto in disgrazia e professionalmente sconfessato, il ricercatore tornò a Londra dove trascorse due anni durissimi, mentre la peste mieteva in India 1.143.993 persone, un’ecatombe. L’unico rimedio sarebbe stato il vaccino, ma il suo creatore lottava in Inghilterra per salvare la sua reputazione, perché il rapporto finale, redatto sulla base della lunga inchiesta svolta dal governo indiano, nel 1906 lo sentenziava colpevole.

Finché…finché il professor WJ Simpson del King’s College di Londra non scrisse una lettera al British Medical Journal sostenendo la tesi che tutte le circostanze facevano invece pensare ad una contaminazione accidentale della bottiglia incriminata non nel laboratorio ma sul teatro stesso della vaccinazione, il villaggio del Punjab. L’assistente infine confessò che maneggiando quella bottiglia aveva lasciato cadere le pinze prima di usarle per estrarne il tappo e non le aveva sterilizzate accuratamente. Era chiaro che Haffkine era stato accusato ingiustamente, questa l’inevitabile conclusione. Il premio Nobel Ronald Ross prese appassionatamente le difese di Haffkine e accusò gli inglesi di “disprezzo per la scienza”: se non si fosse pienamente riabilitato chi aveva in pochi anni salvato centinaia di migliaia di persone da morte certa, il governo indiano si sarebbe macchiato di un’infamia contro il suo benefattore. Inoltre si sarebbe minata la fiducia in un vaccino efficace, proprio quando in India cinquantamila persone morivano di peste ogni settimana.

La questione finì in Parlamento e finalmente Haffkine ebbe la possibilità di ritornare in India come direttore del laboratorio biologico di Calcutta, ma gli fu concesso di perseguire solo la ricerca teorica, non di continuare i trial sul campo. In una lettera a Ronald Ross  il biologo avvilito scrisse: “In ogni occasione, sia per iscritto che oralmente, mi si ripete che io sono stato e sono il responsabile dell’incidente del Punjab”.

Tra il 1897 e il 1925, 26 milioni di dosi del suo vaccino contro la peste furono prodotte dal laboratorio di Bombay. La sua efficacia nel limitare la mortalità oscillava tra il 50% e l’85%; un numero enorme di vittime fu evitato. Haffkine non si sposò mai e finì i suoi giorni a Losanna, in Svizzera, nel 1930, a 70 anni. Lord Lister, il grande batteriologo inglese, chiamò Haffkine semplicemente, “il salvatore dell’umanità”. Il laboratorio di Bombay dove egli lavorò ora si chiama The Haffkine Institute. Ma il suo nome ancora non è conosciuto come sarebbe naturale: nei testi di epidemiologia sui quali ho studiato il suo nome non ricorre mai.

Annuncio mortuario: il Dott Haffkine muore, aveva sconfitto il colera

 



[1] Villaggi di catapecchie ai bordi della città, esistenti a tutt’oggi, con un deposito o serbatoio d’acqua nel mezzo, abitati dalla parte più povera degli abitanti.

[2] Lavoratore o servitore di basso livello nei paesi asiatici.

[3] La peste è una malattia infettiva di origine batterica causata dal bacillo Yersinia pestis. È una zoonosi, il cui bacino è costituito da varie specie di roditori e il cui unico vettore è la pulce dei ratti (Xenopsylla cheopis), che può essere trasmessa anche da uomo a uomo (wikipedia).

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