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venerdì 3 novembre 2023

FINALE DI PARTITA IN PALESTINA?

 

GUERRA ISRAELE-PALESTINA: LO SCACCO MATTO DI ISRAELE E’ MOLTO PIU’ SINISTRO DELL’INTENTO DI RIPRISTINARE LA SICUREZZA **

Di Richard Falk[1]

3 novembre 2023

https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-palestine-war-endgame-much-more-sinister-restoring-security (traduzione mia)

 
Conflitto attuale Israele-Palestina, da Wikipedia

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è stato recentemente duramente criticato da Israele per avere enunciato una ovvietà, osservando che l’attacco del 7 ottobre di Hamas “non era venuto dal niente”. Guterres stava così segnalando all’opinione pubblica mondiale la lunga serie di gravi provocazioni criminali di Israele nella Palestina occupata che sono cominciate quando è diventato la potenza occupante dopo la guerra del 1967. L’occupante, il cui ruolo si supponeva sarebbe stato transitorio, ha la responsabilità in tali circostanze di rispettare il diritto internazionale umanitario, assicurando la sicurezza e incolumità della popolazione civile sotto occupazione, come specificato nella Quarta Convenzione di Ginevra.


Israele ha reagito in modo così irritato alle osservazioni pienamente giustificate di Guterres perché potevano essere interpretate implicitamente nel senso che Israele “se lo aspettava”, date le gravi e svariate prevaricazioni contro gli abitanti dei territori occupati, soprattutto a Gaza, ma anche nella Cisgiordania e Gerusalemme. Dopo tutto, se Israele avesse potuto presentarsi al mondo come vittima innocente dell’attacco del 7 ottobre - attacco che in sé era infarcito di crimini di guerra-, avrebbe potuto facilmente avere carta bianca dai suoi padrini in Occidente per rispondere come avesse voluto, senza avere tra i piedi l’impaccio del diritto internazionale, l’autorità dell’ONU, o semplicemente la legge morale naturale.

Foto di Richard Falk, da Wikipedia

In verità, Israele ha reagito all’attacco del 7 ottobre con la sua tipica abilità nel manipolare il discorso a livello mondiale, discorso che crea l’opinione pubblica e guida le politiche estere di molti paesi importanti. In questo caso simile tattica sembra quasi superflua, poiché gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno immediatamente approvato qualsiasi cosa Israele facesse, per quanto vendicativa, crudele e irrelata all’obiettivo di ristabilire la sicurezza dei confini israeliani. Il discorso di Guterres alle N.U. ha avuto un impatto così drammatico perché ha forato il pallone gonfiato dell’innocenza israeliana così artatamente costruito, secondo il quale l’attacco di Hamas era venuto all’improvviso e dal nulla. L’ablazione del contesto ha distolto l’attenzione dalla devastazione di Gaza e dal massacro di una popolazione nel suo complesso innocente e già a lungo provata di 2 milioni e trecentomila persone.

Falle Incredibili

Trovo strano e inquietante che, nonostante il generale riconoscimento che l’attacco di Hamas si sia potuto realizzare solo a causa delle incredibili falle della capacità dell’intelligence israeliana che si supponeva infallibile e della sicurezza del confine a tenuta stagna, questo aspetto sia stato trascurato nella discussione fino ad oggi.

Invece della furia di vendetta scatenatasi il mattino successivo (all’attacco), perché il fulcro della discussione non è stato concentrato, sia in Israele che altrove, sulle azioni urgenti da intraprendere per assicurare la sicurezza di Israele correggendo quegli errori macroscopici, il che sarebbe sembrato il modo più efficace di assicurare che nulla di paragonabile al 7 ottobre potesse verificarsi in futuro?

Io posso capire la riluttanza del Primo Ministro Benjamin Netanyahu di soffermarsi su una spiegazione o promuovere questo tipo di risposta, dato che sarebbe equivalso a riconoscere la sua parte di responsabilità personale per questa tragedia traumatica vissuta da Israele, quando i combattenti palestinesi sono dilagati superando la barriera di confine.

Ma che dire di tutti gli altri in Israele e tra i governi che lo appoggiano? Senza dubbio Israele sta probabilmente concentrando tutti i mezzi a sua disposizione, e di fretta, per tappare tutte le incredibili falle del suo sistema di intelligence e per rafforzare le sue capacità militari lungo i confini con Gaza, relativamente brevi. Non è necessario essere un mago esperto di sicurezza per arrivare alla conclusione che il risolvere le questioni in sospeso di sicurezza contribuirebbe maggiormente alla prevenzione di futuri possibili attacchi di Hamas che questa saga in corso di punizione devastante della popolazione civile palestinese, tra la quale assai pochi appartengono all’ala militare di Hamas.

Guerra dei 6 giorni, alla radice dell'Occupazione,da Wikipedia

Furia genocida

Netanyahu ha dato ulteriore credito alla plausibilità di tale congettura/spiegazione quando ha presentato una cartina del Medio Oriente senza la Palestina, cosi elidendo de facto la presenza palestinese dalla loro madrepatria, durante il discorso alle N.U. di settembre, parlando del nuovo clima di pace in Medio Oriente nella prospettiva di una normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita. Il suo discorso implicava la negazione della formula consensuale delle N.U. dei due stati come strada maestra verso la pace.

Nel contempo la furia genocida della risposta israeliana all’attacco di Hamas sta suscitando la collera generale nel mondo arabo e anche nel mondo intero, nei paesi occidentali. Tuttavia dopo più di tre settimane di bombardamenti spietati, assedio totale, evacuazione massiccia di una popolazione intera, l’ubriacatura di violenza scatenata su Gaza non è stata finora contrastata dalle potenze che appoggiano Israele. Gli Stati Uniti in particolare sostengono Israele in sede ONU, usando il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza e votando, pur privi della solidarietà dei paesi principali, contro un cessate il fuoco in sede di Assemblea Generale ONU. Persino la Francia ha votato a favore nell’Assemblea Generale e il Regno Unito ha avuto un minimo di decenza per astenersi, ambedue probabilmente reagendo pragmaticamente alla pressione popolare di grandi manifestazioni di piazza nei rispettivi paesi.

 

Guerra Israele-Palestina: a Gaza, gli Stati Uniti sono parte attiva in un genocidio

Distruzione della "Torre di Palestina" in un attacco israeliano, da Wikipedia

Si è anche passato sotto silenzio, in reazione alla tattica israeliana a Gaza, che sin dal primo giorno il governo estremista ha sferrato una serie impressionante di violente provocazioni in tutta la Cisgiordania. Molti hanno interpretato questa sfrenata ondata di violenza da parte dei coloni come parte di una partita finale del progetto sionista, proiettato su una vittoria su ciò che resta della resistenza palestinese. Si può difficilmente dubitare che Israele abbia reagito immediatamente in modo esasperato il 7 ottobre, sferrando un attacco genocida, particolarmente se il suo scopo era distrarre l’attenzione dall’escalation della violenza dei coloni in Cisgiordania, esacerbata dalla distribuzione di armi alle “squadre civili di sicurezza”. Il piano definitivo di Israele sembra porre la parola fine una volta per tutte alle fantasie ONU di partizione, accreditando la meta massimalista sionista dell’annessione o totale sottomissione della Cisgiordania.

In effetti, per quanto ciò appaia macabro, la leadership israeliana ha colto l’occasione del 7 ottobre per “finish the job”, finire il “lavoro” perpetrando un genocidio a Gaza, coperto dalla accusa che Hamas rappresentasse un tale pericolo da giustificare non solo il suo annientamento, ma il massacro indiscriminato della sua intera popolazione. La mia analisi mi conduce alla conclusione che la guerra in corso non concerne in prima istanza la sicurezza rispetto a Gaza, ma piuttosto qualcosa di molto più sinistro e assurdamente cinico.

Israele ha colto questa occasione per realizzare le ambizioni territoriali sioniste nel mezzo della “nebbia di guerra” provocando un ultimo sussulto della predazione catastrofica della Palestina. Che la si chiami “pulizia etnica” o “genocidio” è di secondaria importanza, anche se rappresenta già una delle catastrofi maggiori dell’umanità del 21esimo secolo.

In realtà, il popolo della Palestina è vittima di due catastrofi convergenti, una politica e l’altra umanitaria.

Le opinioni espresse nell’articolo sono dell’autore e non rappresentano necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

 

[1] Richard Falk è uno studioso esperto di diritto internazionale e di relazioni internazionali, professore all’Università di Princeton per quaranta anni. Nel 2008 ha ricevuto un incarico di sei anni dalle Nazioni Unite come Relatore Speciale per i diritti umani in Palestina. Middle East Eye copre in modo indipendente e straordinario l’informazione in M.O., nord Africa e oltre.


** Non ho tradotto le note ipertestuali del testo originale

 


 

 

 

 



[1] Richard Falk è uno studioso esperto di diritto internazionale e di relazioni internazionali, è stato professore all’Università di Princeton per quaranta anni. Nel 2008 ha ricevuto un incarico di sei anni dalle Nazioni Unite come Relatore Speciale per i diritti umani in Palestina. Middle East Eye copre in modo indipendente e straordinario l’informazione in M.O., nord Africa e oltre.

 

[2] Si noti, occupazione condannata a più riprese dall’ONU e non solo. (Nota mia)

[3] Tipica frase US e non solo ormai per i più funesti disegni mortiferi

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