DEL BUON USO
DELLE INSURREZIONI (2) SIRIA
Figurina del teatro delle ombre * |
“Diana era stata colpita al midollo spinale, la pallottola aveva provocato una paralisi permanente. Giaceva allungata in un letto immobile, in preda al panico, come un coniglio abbagliato dai fari. Era un miracolo che il suo corpicino fragile non fosse esploso all’impatto del colpo. La bambina stava attraversando la strada per andare a comprarsi un dolce, uno sniper l’aveva colpita alla schiena. Ma che pensava di fare, buondio, puntando la sua arma su una bambina?”[1]
La scrittrice Samar Yazbek, siriana alawita, fa parte dell’opposizione al regime autoritario di Bashar al-Assad. All’inizio delle manifestazioni pacifiche di piazza del marzo 2011 si rifugia a Parigi con la figlia, ma presto sente il bisogno di partecipare al movimento che scuote finalmente il suo paese per esigere riforme democratiche. Ritorna quindi con falsi documenti, e ripetutamente, in Siria, vive lo sconvolgimento sociale e la repressione militare, la guerra civile vera e propria che nel giro di mesi dilaga ovunque, constatando l’abolizione di ogni limite alla crudeltà umana. Con la sua costanza e affidabilità apre, una dopo l’altra, le porte del nulla in un vortice progressivo di violenza; con un coraggio formidabile si mimetizza, combatte, solidarizza, ma soprattutto cerca di capire quel presente come storia, capire dal di dentro come e perché le atrocità si installano nella quotidianità, come e perché “…una rivolta popolare pacifica contro un dittatore si è metamorfosata in ammutinamento armato contro i militari e lo Stato, finché gli islamisti si sono impadroniti della scena trasformando i siriani in marionette in una guerra per procura. Lo Stato Islamico, la fazione fondamentalista apparsa (in Siria) nell’aprile 2013, è oggi uno Stato e possiede di fatto una forza di occupazione”[2]. Ancora alla data odierna (luglio 2024) la Siria è un’entità statale fragile che non ha recuperato la sua integrità territoriale, il suo grande patrimonio storico-culturale è stato saccheggiato, il dittatore Bashar al-Assad si è imposto come sola alternativa all’estremismo islamista (che lui stesso ha spesso tatticamente favorito). Oggi la Siria sopravvive traballante con il traffico di captagon, una droga a base di anfetamina, usandola anche come leva per riuscire a farsi cooptare di nuovo nel club “del Golfo”[3].
Come è potuto accadere? I burattinai all’opera sono stati numerosi, Marc Eichinger li identifica sulla base di ricerche documentate, quindi torniamo al suo libro “Jeux de guerre”, la fonte principale della prima parte di questo scritto dedicata alla Libia (vedi: Del buon uso delle insurrezioni, 1). Giochi di guerra, come già accennato, iniziati dopo la liberatoria caduta del muro di Berlino, con la prima guerra del Golfo nel gennaio 1991[4]. Nei successivi 30 anni di muri ne sono sorti a bizzeffe, in Europa e altrove, il diritto internazionale è oggi calpestato con crescente alacrità. Marc Eichinger contribuisce a ricostruire il mosaico criminale di alleanze e connivenze anche intorno al disastro siriano.
Siria, primavera 2011. Le proteste anti-regime cominciano in Siria nel febbraio 2011 e non hanno gran seguito, ma scoppiano di nuovo a metà marzo, e sono forti soprattutto nella città meridionale di Dar’a, dove vengono represse duramente. Le manifestazioni si allargano ad altre città e al-Assad sembra pronto a concedere riforme democratiche. Ricordo di avere atteso con trepidazione il discorso che il presidente siriano fece, mi pare, in aprile: date le rivolte vittoriose già scoppiate in Tunisia e in Egitto, ero sicura che Assad, razionalmente, avrebbe accolto le principali richieste dei dimostranti e spento così un focolaio pericoloso per il suo potere. Nulla di tutto questo: una cecità inspiegabile mi parve, foriera della distruzione di un altro paese del disgraziato Medio Oriente dopo Iraq e Afghanistan (che è piuttosto Asia centrale). Infatti presto i burattinai sarebbero entrati in azione, assumendo le sembianze, ancora una volta, di un emiro del Qatar e di un servizievole filosofo francese, Bernard Henri Levy (BHL). Quest’ultimo si presta ad una missione come “inviato speciale” di S.E. il presidente francese Nicolas Sarkozy. Quanto segue sono estratti della minuta dei verbali dell’incontro con lo sceicco Hamad bin Jassem bin Jabr al Thani, presidente del Consiglio di Ministri e Ministro degli affari esteri del Qatar, nel settembre 2011.[5]
BHL: “Siamo fieri del nostro partenariato con voi. Siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi comuni in Libia[6]. La Francia non dimenticherà il ruolo essenziale giocato dal Qatar al fine di assicurare il rifornimento dell’Europa in energia per i decenni a venire, né il ruolo che (il Qatar) continua ad avere per sostenere le rivolte dei paesi in lotta per la libertà e la democrazia, e la costruzione di un nuovo Medio Oriente...”. (Il nuovo Medio Oriente, ma certo, il sogno democratico della gloriosa amministrazione Bush-figlio, da suscitare a forza di bombe e cannoni, sogno ereditato dalla lungimirante visione dell’esimio genitore[7]!)
S.E. lo sceicco Hamad: …Siamo d’accordo con l’opposizione che dopo il ritiro delle forze siriane dalle città e dai villaggi, gli organizzatori delle manifestazioni lancino appelli a scendere in piazza e a occupare gli spazi pubblici delle grandi città e altri centri a maggioranza sunnita. Assad reprimerà i manifestanti…e i funerali delle vittime serviranno da carburante per la rivoluzione e la violenza…la soluzione per annientare Assad é sostenere l’esercito libero[8] e i ribelli con le armi…e inviare loro dei rinforzi con combattenti e jihadisti stranieri sperimentati nella guerra di clan, e anche creare dei campi militari nei paesi confinanti, per esempio in Israele, per addestrare i militanti armati, formare i volontari, fornendo loro una appoggio logistico, come succede in Turchia, offrendo loro dei corridoi d’accesso in Siria in tutta sicurezza. L’opposizione siriana…non è ostile a Israele.”
BHL risponde precisando che: “…le forze francesi in Libia hanno completato l’addestramento di un gran numero di combattenti libici…(che) saranno presto inviati in Siria per sostenere l’esercito libero. Parlerò con il presidente Sarkozy della possibilità di fornire loro delle armi adatte e parlerò con i miei amici jihadisti in Cecenia affinché inviino dei combattenti sperimentati nella guerra dei clan. E’ importante coinvolgere Israele nel dossier siriano, parlerò con loro e ci coordineremo con voi a questo riguardo”.
S.E. lo sceicco Hamad: “E noi ci incaricheremo di fornire il sostegno finanziario richiesto”.
In questo incontro del settembre 2011 emergono già le principali pedine impiegate per creare il caos siriano: il jihadismo sunnita in chiave anti-sciita e anti regime che fagocita l’esercito siriano libero, l’addestramento militare, la retrovia di Israele, i soldi del Qatar, l’ombra protettrice e affaristica della Francia, l’apporto logistico decisivo della Turchia. Ne mancano altri che vedremo, non sorprendenti ma singolari.
Il successore del Presidente francese Sarkozy è nel 2012 François Hollande, che muore dal desiderio di liquidare Bachar al-Assad e compiacere il generoso emiro del Qatar. In un discorso di fuoco davanti a un centinaio di rappresentanti di altrettanti paesi afferma che “non si può che convenire che questa crisi (siriana) sia diventata una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale”[9]. Perfetta coincidenza con ciò che afferma un rapporto della Defence Intelligence Agency (DIA) statunitense.
DIA, dispaccio del 12 agosto 2012: “Gli avvenimenti prendono chiaramente una direzione settaria. I salafisti, i Fratelli Musulmani, al Qaida sono le principali forze che conducono l’insurrezione in Siria[10]. E prosegue: “L’Occidente, i Paesi del Golfo, la Turchia appoggiano l’insurrezione, mentre la Russia. la Cina e l’Iran appoggiano il regime”. La DIA conclude lapidariamente: “…la situazione crea un’atmosfera ideale per Al Qaida…essendo l’obiettivo quello di unificare il Jihad iracheno-siriano contro gli sciiti”. (ibid.). Per questo bel risultato l’emiro del Qatar ha versato a BHL 40 milioni di ryals qataris,10 milioni di euro]. Ma Al Qaida è nemico acerrimo degli Stati Uniti… Ne siamo sicuri?
Il signor Jacob Jeremiah Sullivan, National Security Advisor (consigliere per la sicurezza nazionale) dell’allora vice-presidente J. Biden, lavora anche per Hillary Clinton, che è agli Affari Esteri. Il 12 febbraio 2012 invia alla sua “padrona” questo sorprendente email dal suo account ufficiale: “Vedi l’ultimo punto – AQ (Al Qaida) è dalla nostra parte in Siria[12]. Altrimenti, le cose si sono svolte secondo le previsioni”. Quale era questo “ultimo punto”? Un dispaccio dell’agenzia Reuters: “Il capo di Al Qaida, Al Zawahiri, ha rivolto un appello ai musulmani della Turchia e del Medio Oriente ad aiutare le forze ribelli nella loro lotta contro i partigiani del presidente siriano…”[13]. Evviva, Osama è vivo e lotta insieme a noi!
La Turchia garantisce il transito indisturbato di migliaia di aspiranti jihadisti/combattenti stranieri attraverso la sua frontiera, ma non si limita certo a questo.
La società turca Delta Petrol di Mehmet Habbab, un abile uomo d’affari libanese con passaporto turco, possiede una solida struttura di stoccaggio di prodotti petroliferi a Dõrtyol, porto della Turchia meridionale, terminal di un oleodotto che proviene da Kirkuk, Kurdistan Iracheno. La società francese d’investimento Rubis acquista nel luglio 2011 il 50% di Delta Petrol, che diviene Delta Rubis Petrol. Il governo kurdo, in mano di fatto a due famiglie-clan, Barzani e Talabani, dirottano a loro personale vantaggio il petrolio kurdo, ufficialmente di proprietà del governo di Bagdad, e lo esportano illegalmente attraverso la Turchia utilizzando una società di trasporti, Powertrans, che ha l’esclusiva ed appartiene, guarda caso, al genero del signor Recep Erdogan. Così, quando lo Stato Islamico si impadronisce dei campi petroliferi kurdo/iracheni, il gioco è fatto! Il petrolio di ISIS/Daesh viene caricato su centinaia di camion-cisterna e avviato verso Dôrtyol, dove viene poi spedito urbi et orbi a prezzi stracciati. Rubis alias Delta Petrol costruisce una gettata di ben 2,4 km di acciaio e cemento a partire dal luglio 2012 al fine evidente di favorire quantità crescenti di esportazioni petrolifere. Anche il terminal del porto turco di Ceyan ha un forte aumento di attività. Nel 2013 Daesh diventa il 43° “paese” produttore di petrolio![14] I clan Barzani e Talabani, rispettivamente nord e sud Kurdistan, diventano miliardari, Daesh incassa almeno 3 milioni di dollari al giorno, calcolo effettuato dai russi che contano 395 camion cisterna in attesa di scaricare il petrolio sui tankers sulla lunga gettata del porto. La sorveglianza dei droni americani è triplicata, tutti sanno ciò che accade. Nel 2014 Joe Biden, vicepresidente di Obama, dichiara alla Harvard Kennedy School che i nostri/loro alleati arabi erano determinati ad abbattere il regime di al Assad e hanno concesso centinaia di milioni di dollari e migliaia di tonnellate di armi a chi voleva combatterlo. Gli alleati in questione sono il Qatar, la Turchia, gli UAE, l’Arabia Saudita.[15] Il petrolio dello Stato Islamico arriva ai porti di Askelon e Haifa[16] in Israele, in Italia probabilmente alla Saras[17]. In un articolo contraddistinto da una roboante scritta: ESCLUSIVO, l’agenzia Reuters pubblica il 15 maggio 2014 delle informazioni verificate ed esclusive: “Israele e gli Stati Uniti importano il petrolio “illegale” del Kurdistan iracheno”.[18] Cioè, il petrolio di Daesh. Non basta.
Il 21 agosto 2013 un mortale attacco con gas sarin viene scatenato su un sobborgo di Damasco, Ghouta, controllato dalle opposizioni al regime siriano, provocando un numero altissimo di morti. Immediatamente la responsabilità viene attribuita a Bashar al-Assad, che detiene un arsenale di armi chimiche, il cui uso è (ufficialmente) proibito da trattati internazionali. Il Presidente USA Obama aveva dichiarato ai quattro venti che l’uso di armi chimiche avrebbe costituito una “linea rossa” che il regime siriano non avrebbe mai dovuto oltrepassare, pena l’intervento (bombardamento) degli Stati Uniti. Ci si stupì quando il preconizzato intervento non si concretizzò, Obama non fece nulla, o meglio bloccò l’intervento già pronto meno di due giorni prima dell’inizio. Perché? Perché fortunatamente i servizi segreti britannici erano riusciti ad avere un campione del gas utilizzato nell’attacco e lo avevano confrontato con il tipo di prodotto che si conosceva in possesso del regime siriano: il campione era diverso. Emerse che il Fronte islamista Al-Nursa, uno dei pilastri del fronte dei ribelli, possedeva armi chimiche. L’inchiesta dettagliata portava la firma di un eroe del giornalismo investigativo degli Stati Uniti, Seymour M. Hersh[19]. In italiano ho trovato questo riferimento[20]. Salvataggio in corner di un attacco che avrebbe dato ulteriore fuoco alle polveri.
Il 29 settembre 2015, poco prima del terribile attentato del 13 novembre al Bataclan di Parigi, l’ex Primo ministro francese Alain Juppé è invitato alla Scuola militare di Parigi dall’ IHEDN[21]e nel suo discorso afferma: “Non mi stupirei se, nel serbatoio delle vostre automobili, ci fosse il petrolio proveniente dai pozzi petroliferi di Daesh.”[22] E “I ministri degli Esteri inglese e francese hanno fatto di tutto per far sì che il Consiglio degli Affari Esteri della UE adottasse due decisioni di rilievo a favore degli islamisti”[23]. La prima, del 22 aprile 2013 n. 186 toglie l’embargo sul petrolio siriano per aiutare le forze rivoluzionarie ad avere fondi, e la seconda, del 27 maggio dello stesso anno n. 3241, toglie l’embargo sulle armi.
Senza il terminal di Rubis che permetteva di esportare il petrolio Daesh non avrebbe potuto finanziare il suo Califfato, scrive Marc Eichinger, né gli attentati di quegli anni, si può aggiungere, senza la tela di ragno intessuta dai tanti ragni criminali summenzionati neppure, concludiamo noi, e il tiranno siriano forse non sarebbe ancora al potere. L’autore del libro-inchiesta afferma che tutti i documenti menzionati fanno parte di una procedura giudiziaria in corso. Aspettiamo l’esito.
* Tutte le foto sono di burattini e marionette in mostra la primavera scorsa (2024) a Reggio Emilia, Mostra: Marionette e avanguardia, salvo il funambolo.
[1] Samar Yazbek, Les Portes du néant, 2015, trad. Ed. Stock, 2016, pag. 23 (Le porte del nulla).
"Diana avait été touchée à la moelle épinière, la balle avait engendré une paralysie permanente. Elle était allongée dans le lit, figée, paniquée, comme un lapin pris dans la lumière des phares. C’était un miracle que son petit corps fragile n’ait pas explosé sous l’impact. La fillette traversait la rue, un matin, pour aller s’acheter un gâteau, un sniper lui avait tiré dans le dos. Mais à quoi pouvait-il penser, bon sang, en pointant son arme sur l’enfant ?"
[2] Ibid, pag. 283. Samar Yazbek scrive nel 2014, al culmine dell’espansione dello Stato islamico, ben prima della caduta di Mosul e della sconfitta dell’ISIS in quanto entità territoriale.
[3] Al Jazeera, 9 luglio 2024.
[4] https://www.monde-diplomatique.fr/1991/01/KLARE/43225
[5] Jeux de Guerre, pag. 63/ 67
[6] Il corsivo è mio, anche nelle battute che seguono
[7] https://carnegie-production-assets.s3.amazonaws.com/static/files/new_middle_east_final1.pdf
[8] Esercito libero siriano, ASL acronimo francese
[9] Jeux de Guerre, pag. 74
[10] N. documento 14 L 0552/DIA/289/ 12 agosto 2012, pag. 75/77
[11] Ibid., pag 77/78
[12] Corsivo mio
[13] Ibid., pag 80
[14] Ibid., pag. 160
[15] Ibid., pag. 126
[16] Ibid., pag 139
[17] Il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2020
[18] Jeux de Guerre, pag. 138
[19] https://www.lrb.co.uk/the-paper/v36/n08/seymour-m.-hersh/the-red-line-and-the-rat-line
[20] https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Siria-furono-i-ribelli-ad-usare-il-gas-per-convincere-gli-Usa-ad-attaccare-2518df17-898d-4f14-96f3-d7e01057c74c.html
[21] Istituto di studi superiori della Difesa Nazionale
[22] Ibid., pag 140
[23] Ibid.,pag. 144
Nessun commento:
Posta un commento