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domenica 25 ottobre 2015

ASTUZIE D'AMORE ALLE GALAPAGOS



LE ASTUZIE D’AMORE DELL’IGUANA DELLE GALAPAGOS




Uno dei ricordi che conservo di un 1968 vissuto intensamente e anche un poco pericolosamente include delle matte risate in un’utilitaria stipata in cui un compagno imitava con voce nasale la pubblicità di un film appena uscito in varie sale milanesi: “La notte dell’iguana”, che non avevamo alcuna intenzione di andare a vedere anche per semplici ragioni economiche. Si lasciava intendere che gli iguana se ne intendessero, di prodezze erotiche; il trascorrere una notte da iguana equivaleva ad un’ascensione al paradiso del Kamasutra. Ma noi, dall’alto della nostra rivoluzione anche sessuale, disprezzavamo altamente quelle presunte avventurette borghesi (o altoborghesi).
Un delizioso articoletto di Pierre Barthélémy sull’inserto ebdomadario Science et Médecine di Le Monde del 14 ottobre mi ha risvegliato la memoria di quella vecchia pellicola e delle relative risate. Attingo piuttosto letteralmente alla fonte per il vostro diletto. Che cosa non bisogna fare per amore della scienza – esordisce l’esperto di “improbabologia”, questa l’etichetta del suo intervento settimanale. Si riferisce a uno studio tedesco apparso nel 1996 su “Proceedings of the Royal Society”

Pare che ci sia una feroce lotta per la riproduzione tra i maschi delle iguane in quei lontani paraggi e quando arriva la stagione degli amori gli esemplari più robusti e sviluppati si ritagliano il loro territorio e il loro harem, impedendo ovviamente l’accesso, come ogni sultano che si rispetti, agli eventuali intrusi.  E gli esclusi dalla pacchia degli accoppiamenti sarebbero (attenzione al condizionale) gli individui più gracili, i magrolini che non riescono a competere con i “tozzi”. Dato che le iguane necessitano di un tempo minimo di copula di qualche minuto, gli svantaggiati non possono ricorrere allo stratagemma usato da certi pesci che proditoriamente e al volo diffondono il loro seme sulle uova appena deposte (il fregolo) prima del maschio ufficiale, sottraendogli così il diritto di prolificazione. 
Che fanno allora? Gli studiosi hanno appurato (frugando nella cavità intima delle signore) che nella cavità riproduttrice dell’iguana femmina si reperiscono due tipi di sperma: uno fresco e trasparente e un altro più viscoso, bianco e “vecchio”. Perché? Gli iguana magrolini si masturbano – l’autore precisa “senza mani”, strofinandosi probabilmente contro rocce o sassi, e conservano il prezioso seme nella specie di scroto che contiene i loro organi di riproduzione (ho anche appreso che la dotazione contempla due peni, ecco dunque spiegate dopo 47 anni le implicazioni del titolo del film) per il tempo sufficiente a individuare una preda libera, sulla quale si precipitano pronti a iniettare il loro prezioso liquido prima che arrivi l’iguana sultano o qualche altro pretendente. Avendo la saetta nella scocca, l’impresa riesce, il coitus interruptus è sventato e l’astuzia riproduttiva ha la meglio sulla forza bruta. Viva i magrolini! Hanno cervello.

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